giovedì 5 dicembre 2013
MUSICA ORIZZONTALE
Appartengo ai cori intonati, liberi e universali, che taluni etichettano stonati. Sono per il canto orizzontale che non solo non e' verticale ma neppure trasversale.... E se questa musica orchestrale non e' permessa, preferisco o la mia voce solista oppure fare silenzio e scena muta...
sabato 30 novembre 2013
POCHI UOMINI
Io ti dico che l’uomo è uomo quando non è testardo. Quando capisce che è venuto il momento di fare marcia indietro, e la fa. Quando riconosce un errore commesso se ne assume le responsabilità, paga le conseguenze, e non cerca scuse.
Quando amministra e valorizza nella stessa misura tanto il suo coraggio quanto la sua paura.
Eduardo De Filippo
LE TAVOLE ROTONDE
«Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? L'età mi ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro verità, noi ne abbiamo infinite versioni. Le cause? Lascio agli storici, ai sociologi, agli psicanalisti, alle tavole rotonde il compito di indicarci le cause, io ne subisco gli effetti. E con me pochi altri: perché quasi tutti hanno una soluzione da proporci: la “loro” verità, cioè qualcosa che non contrasti i loro interessi. Alla tavola rotonda bisognerà anche invitare uno storico dell'arte per fargli dire quale influenza può avere avuto il barocco sulla nostra psicologia. In Italia infatti la linea più breve tra due punti è l'arabesco. Viviamo in una rete d'arabeschi».
Ennio Flaiano, “La solitudine del satiro”
sabato 16 novembre 2013
PENSIAMO ALLE COSE GIUSTE
HO VERAMENTE IMPARATO
"Ho imparato a essere felice là dove sono. Ho imparato che ogni momento di ogni singolo giorno racchiude tutta la gioia, tutta la pace, tutti i fili di quella trama che chiamiamo vita. Il significato è riposto in ogni istante. Non c’è un altro modo per trovarlo. Percepiamo solo e soltanto ciò che permettiamo a noi stessi di percepire, tutti i giorni, un istante dopo l’altro".
Hermann Hesse
venerdì 8 novembre 2013
LEZIONE D'AMORE (da studiare)
"La morte d’un cane non altera l’universo.Tuttavia sono convinto, e non smetterò d’esserlo, che il mio cane morto era una splendida forma della vita: grave, nobile, amorosa e pura. Sono convinto…che poche purezze in questo mondo…eguagliano quella che si scorge nei mansueti e soavi occhi d’un cane.
Guardare un cane, attenzione, non è guardare in basso: non si scende un gradino guardando un cane. Guardare un cane è guardare la natura: rientrare nel ritmo, e nel ritmo c’è Dio. Ho amato il mio cane non per farne un sostituto dei miei simili: avveniva l’opposto; più amavo lui, più amavo gli esseri umani. Simbolo puro della vita mi ha insegnato, solo guardandolo vivere, cos’è l’essenziale e cos’è il ritmo. Un garofano, un tramonto, il sensibile volo d’una farfalla e precipitare nel sonno perchè s’è stanchi, ecco alcuni modesti esempi di quel ch’è essenziale. Respirare in lui con l’antico respiro del creato: il ritmo, ritrovando così il piacere del mondo”.
Carlo Coccioli
Requiem per un cane
Marsilio editore
mercoledì 6 novembre 2013
IO URLO
Io lotto e mi ribello.
Mi sono votato ad un suicidio sociale.
Non nella droga, come molti,
troverò il rimedio per un
mondo più giusto. Non parlo
per me, son così poca cosa.
Grido per coloro che non
han più voce perché l’han
persa urlando e piangendo
o per quelli che han dimenticato di averla.
Urlo e mi strazio perché
nemmeno l’eco io sento.
Chiedo forse l’impossibile e
la grandezza di questo ideale
spegne a poco a poco
tutto il mio vigore.
Nessuno lasci il suo posto
per ascoltare il mio canto del cigno:
a nessuno voglio sottrarre tempo.
Fate solo un cenno con gli occhi:
mi sentirò più forte
e non soltanto illuso.
Domani, 7 novembre 2013, alle h19 ad Ottaviano (NA) verrà ricordato Mimmo Beneventano, a 33 anni dall'uccisione per aver difeso l'ambiente vesuviano dagli speculatori e dalla camorra.
martedì 5 novembre 2013
NON DISPREZZARE
«Non disprezzare il poco, il meno, il non abbastanza
L’umile, il non visto, il fioco, il silenzioso
Perché quando saranno passati amori e battaglie
Nell’ultimo camminare, nella spoglia stanza
Non resteranno il fuoco e il sublime, il trionfo e la fanfara
Ma braci, un sorso d’acqua, una parola sussurrata, una nota
Il poco, il meno il non abbastanza». (S. Benni)
martedì 29 ottobre 2013
NUN SUGNU PUETA
Non pozzu chiànciri
ca l'occhi mei su sicchi
e lu me cori
comu un balatuni.
La vita m'arriddussi
asciuttu e mazziatu
comu na carrittata di pirciali.
Non sugnu pueta;
odiu lu rusignolu e li cicali,
lu vinticeddu chi accarizza l'erbi
e li fogghi chi cadinu cu l'ali;
amu li furturati,
li venti chi strammíanu li negghi
ed annèttanu l'aria e lu celu.
Non sugnu pueta;
e mancu un pisci greviu
d'acqua duci;
sugnu un pisci mistinu
abituatu a li mari funnuti:
Non sugnu pueta
si puisia significa
la luna a pinnuluni
c'aggiarnia li facci di li ziti;
a mia, la menzaluna,
mi piaci quannu luci
dintra lu biancu di l'occhi a lu voj.
Non sugnu pueta
ma siddu è puisia
affunnari li manu
ntra lu cori di l'omini patuti
pi spremiri lu chiantu e lu scunfortu;
ma siddu è puisia
sciògghiri u chiacciu e nfurcati,
gràpiri l'occhi a l'orbi,
dari la ntisa e surdi
rumpiri catini lazzi e gruppa:
(un mumentu ca scattu!)...
Ma siddu è puisia
chiamari ntra li tani e nta li grutti
cu mancia picca e vilena agghiutti;
chiamari li zappatura
aggubbati supra la terra
chi suca sangu e suduri;
e scippari
du funnu di surfari
la carni cristiana
chi coci nto nfernu:
(un mumentu ca scattu!)...
Ma siddu è puisia
vuliri milli
centumila fazzuletti bianchi
p'asciucari occhi abbuttati di chiantu;
vuliri letti moddi
e cuscina di sita
pi l'ossa sturtigghiati
di cu travagghia;
e vuliri la terra
un tappitu di pampini e di ciuri
p'arrifriscari nta lu sò caminu
li pedi nudi di li puvireddi:
(un mumentu ca scattu!)
Ma siddu è puisia
farisi milli cori
e milli vrazza
pi strinciri poviri matri
inariditi di lu tempu e di lu patiri
senza latti nta li minni
e cu lu bamminu nvrazzu:
quattru ossa stritti
a lu pettu assitatu d'amuri:
(un mumentu ca scattu!)...
datimi na vuci putenti
pirchi mi sentu pueta:
datimi nu stindardu di focu
e mi segunu li schiavi di la terra,
na ciumana di vuci e di canzuni:
li sfarda a l'aria
li sfarda a l'aria
nzuppati di chiantu e di sangu.
Non posso piangere,
ho gli occhi secchi,
e il mio cuore
è una pietra pesante.
La vita m'ha ridotto
arido e spezzato
come una carrettata di brecciame.
Non sono poeta;
odio l'usignolo e le cicale,
il venticello che carezza l'erba
e le foglie che cadono con l'ali;
amo le bufere,
i venti che disperdono le nuvole
e puliscono l'aria e il cielo.
Non sono poeta,
ma nemmeno un insipido pesce
d'acqua dolce;
sono un pesce selvatico
abituato ai mari profondi.
Non sono poeta
se poesia significa
la luna che pende
e impallidisce le facce dei fidanzati;
la mezzaluna
mi piace quando splende
dentro il bianco dell'occhio del bue.
Non sono poeta;
ma se è poesia
affondare le mani
nel cuore degli uomini che soffrono
per spremerne il pianto e lo sconforto;
ma se è poesia
sciogliere il cappio agli impiccati,
aprire gli occhi ai ciechi,
dare l'udito ai sordi,
rompere catene e lacci e nodi:
(un momento che scoppio)...
Ma se è poesia
chiamare nelle tane e nelle grotte
chi mangia poco e veleno inghiotte;
chiamare gli zappatori
curvati sulla terra
che succhia sangue e sudore;
e strappare
dal fondo delle zolfare
la carne cristiana
che cuoce nell'inferno:
(un momento che scoppio!) ...
Ma se è poesia
volere mille
centomila fazzoletti bianchi
per asciugare occhi gonfi di pianto;
volere letti morbidi
e cuscini di seta
per le ossa storcigliate
di chi lavora;
e volere la terra
un tappeto di foglie e fiori
che rinfreschi lungo il cammino
i piedi nudi dei poveri:
(un momento che scoppio!..)
Ma se è poesia
farsi mille cuori
e mille braccia
per stringere povere madri
inaridite dal tempo e dalla sofferenza
senza latte alle mammelle
e col bambino in braccio:
quattro ossa strette
al petto assetato d'amore:
(un momento che scoppio!...)
Datemi una voce potente
perché mi sento poeta:
datemi uno stendardo di fuoco
e mi seguano gli schiavi della terra,
una fiumana di voci e di canzoni:
gli stracci all'aria
gli stracci all'aria
inzuppati di pianto e di sangue.
Ignazio Buttitta - Settembre 1954 - Tratto da: "Lu pani si chiama pani
giovedì 17 ottobre 2013
VIVI
"Vivi senza dare tante spiegazioni, perché i tuoi amici non ne hanno bisogno, i tuoi nemici non ci crederanno e gli stupidi non capiranno..."
sabato 12 ottobre 2013
mercoledì 9 ottobre 2013
LE DONNE DI SORRENTO
"Quei lumi, quei begli occhi, e le bellezze
Quasi tutte divine
Dette le Sorrentine,
Che col vivo del volto e belle trezze
Son tante inespugnabili fortezze"
da Tradizioni ed usi nella penisola sorrentina descritti da Gaetano Amalfi
domenica 6 ottobre 2013
DOMINARE O ESSERE SERVITI
«Lo so che non si può fare a meno di dominare o di essere serviti. Ognuno ha bisogno di schiavi come di aria pura. Comandare è respirare, anche lei la pensa così? Persino i più diseredati riescono a respirare. L’ultimo nella scala sociale ha ancora il coniuge o il figlio. E se è celibe, un cane. L’essenziale, insomma, è poter andare in collera senza che l’altro abbia diritto di rispondere».
Luis Ferdinand Céline, “Viaggio al termine della notte”
sabato 28 settembre 2013
CE LA FARO'
Darò l'anima per lasciarvi credere, il più a lungo possibile, che la vita è il posto più bello che c'è...
martedì 24 settembre 2013
LA SCOPERTA
La scoperta consiste nel vedere ciò che tutti hanno visto e nel pensare quello che nessuno ha pensato
venerdì 13 settembre 2013
VIVERE A NAPOLI
Vivere a Napoli è fare il primo bagno il 28 aprile e l’ultimo il 7 ottobre. È fare la spesa nel quartiere alla domenica mattina, è non prendere mai sul serio una provocazione. Lavorare a Napoli è prendere schiaffi da mattina a sera e sapere che dopo tutto sembrerai più colorito. Vivere a Napoli è meglio di lavorare a Napoli, ma qui il lavoro si chiama fatica perché è percepito diversamente. Potrai svegliarti con l’odore di caffè e una sfogliatella calda sotto il palato per iniziare bene la giornata. Potrai vedere 71 panorami diversi in altrettanti scenari meteo diversi. Potrai volare su una vespa Special e sentirti più libero che sui colli bolognesi. Potrai comprare ogni tipo di oggetto, ogni cosa proibita o semplicemente introvabile altrove.
Vivere a Napoli è trovare una pizza che non avevi mai assaggiato, anche se vivi a Napoli da tanti anni. Mangiare a Napoli è spendere anche solo 5€ al ristorante. Vivere a Napoli è pensare al week end solo quando arriva e non dover organizzare nulla, è scegliere tra migliaia di posti diversi da vedere e sapere che forse non riuscirai mai a vederli tutti.
Vivere a Napoli è sapere che puoi inseguire i sogni perché qui sono proprio veri sogni. Troverai gente che non se ne frega nulla di te, ma gli stessi ci saranno sempre nel momento del bisogno. Troverai musica, arte, storia. Troverai le idee di creativi di ogni dove che a Napoli hanno lasciato un po’ di loro. Troverai un’idea ad ogni angolo di strada, un’opportunità persa ad ogni lampione, una frustrazione ad ogni finestra. Quando sarà notte vedrai Napoli ricoperta da gioielli luminosi, Napoli da vivere solo dove si può, Napoli da conoscere per chi può e chi non può.
Arrivare a Napoli è una pallonata in faccia mentre cammini tranquillo. Amare Napoli è un sorriso dopo una tempesta, perché se la chiamano la città del sole ci sarà pure un perché.
Vivere a Napoli è pensare a tutto tranne che Napoli.
Vivere a Napoli è.. l’unico modo per capire cosa vuol dire “poi muori"....
TI AMO TERRA MIA !!..
sabato 7 settembre 2013
'O pparlà nfaccia
Io chesto tengo:
tengo 'o pparla' nfaccia.
Pure si m'aggia fa' nemico 'Ddio
e me trovo cu isso
faccia a ffaccia,
nfaccia lle dico chello c'aggia di'.
Se scummoglia 'o fenucchio?
E se scummoglia!
Cca', pe' tene' cupierte st'altarine,
se so' mbrugliate 'e llengue
e nun se sa'pe
chi te fa bene
e chi male te fa.
Si nun se mett' 'o dito ncopp' 'apiaga
e se pulezza scafutann' 'a rinto
fino a che scorre 'o sango
russo e vivo
cumm' a chello 'e Giesù
nostro Signore
'a piaga puzza!
E siente nu fetore
ca t'abbelena ll'aria
'a terra
'o mare.
E nuie vulimmo ll'aria fresca e pura
celeste e mbarzamata
e chillu viento
ca vulanno
e passànno
a rras' 'e mare
se piglia 'addore
e 'a mena int' 'e balcune
pè dint' 'e stanze
e arriva ncopp' 'e lloggie
d' 'e case noste.
Eduardo de filippo
venerdì 6 settembre 2013
FILASTROCCA DELLA MERAVIGLIA
Filastrocca della meraviglia
La meraviglia è un dono rotondo
Che va e ritorna fra gli occhi ed il mondo
Gli occhi la spargono su fiori e prati
E poi li guardano meravigliati
Gli occhi la spalmano sopra le cose
E poi le trovano meravigliose
La meraviglia sta in quello che guardi?
Oppure sta nei tuoi sguardi?
Sta nelle cose che vedi e che tocchi?
O nelle mani e negli occhi?
La meraviglia è vicino e lontano
è a metà strada fra il fiore e la mano
è nella prosa, è nella rima
è nella rosa che viene prima
è nel silenzio che viene dopo
Nelle parole che non hanno scopo
Nella dolcezza dopo aver pianto
Nel fiato preso prima di un canto
Nel passo indietro prima del salto
Nell'uomo basso che guarda in alto
Nell'uomo alto che guarda altrove
Negli orizzonti del non si sa dove
Nel crac aprendo un guscio di noce
Nel buio vivido dopo la luce
è la vigilia di tutte le cose
è la vendemmia di tutte le rose
è questo mondo quando ci assomiglia
La meraviglia
Il Magopovero ne ha in abbondanza
La dona tutta e non resta mai senza
Perché conosce un antico mistero
Semplice e vero
Quando i bambini sono noiosi
Sono annoiati
Quando gli artisti son meravigliosi
Son meravigliati.
Bruno Tognolini
martedì 27 agosto 2013
IL DUBBIO
Bisogna mettere sempre tutto in discussione e non avere mai certezze.Il dubbio non deve servire a dubitare scetticamente, ma deve essere il punto di partenza per modificarsi e per modificare......È un processo lento che segue lo stesso ritmo della natura.
giovedì 22 agosto 2013
MI PIACCIONO
mi piacciono le case dismesse, quelle coi portoni di legno, che non si aprono alla prima mandata ma hanno bisogno di una spinta verso l'interno per agganciare la serratura. mi piacciono le case dove i libri invadono le pareti, dove non c'è un televisore, ma solo un paio di radio, sparse per le stanze. mi piacciono le case che si impolverano, dove le persiane cigolano quando si spalancano, e il terrazzo è sempre pieno di foglie. mi piacciono le case da intonacare, quelle dove suderai per renderla tua. mi piacciono i grandi lavelli, che si adeguano alle grandi cucine e alle grandi tavolate. mi piacciono le vasche sotto le finestre, i soffitti alti e le lampadine a vista. mi piacciono le poltrone, di pelle,lucide per l'usura, ma accomodanti alla lettura. mi piacciono le case che accondiscendono alla solitudine e siano pronte ad accogliere il caos.
mi piacciono i pavimenti in maiolica, quella da cui saltano i pezzi di smalto, i letti con le testate in ferro battuto articolato, le sedie che fanno da guardaroba, e il posacenere nel bagno, affianco alla saponetta.
mi piacciono le case all'ultimo piano, con una vista non eccezionale, basta ma, viva. mi piacciono i tappeti affianco al letto, nel corridoio, mi piace camminare scalza, e sporcarmi di polvere, cenere e tabacco. mi piacciono i carrelli da bar, pieni di distillati e liquori dai colori caldi. mi piacciono i tavolini bassi affianco al divano, con una lampada verde da biblioteca. mi piacciono i piatti in ceramica, decorati a mano, da amalfi, i bicchieri trasparenti, minimali. mi piacciono le case con grandi vetrate, che non siano ricoperte da tende. mi piace la luce di una casa, mi piace l'odore, persistente, mi piace il calore, mi piace l'aria che attendi di respirare quando sei sul pianerottolo all'ultimo giro di chiave.
lunedì 19 agosto 2013
MENTIAMO
"Grandi menti discutono di idee, menti mediocri discutono di eventi, piccole menti discutono di persone".
Eleanor Roosevelt
sabato 3 agosto 2013
sabato 27 luglio 2013
LA SAGGEZZA E L'ASTUZIA
.la saggezza e l’astuzia degli uomini siano state in grado di sfruttare le difficoltà del terreno scabroso, impervio e inospitale della Costiera, come occasioni, potenzialità creative, con idee, in qualche modo, geniali.
sabato 20 luglio 2013
LE NUOVE GENERAZIONI
Le ultime generazioni di adolescenti presentano problemi emozionali molto più evidenti rispetto alle generazioni precedenti(irrequietezza, difficoltà di socializzazione e di concentrazione,ansia...). Non possiamo rassegnarci a perdere o lasciar scorrere nel vuoto tutta questa ricchezza di umanità: da qui nasce la fondamentale esigenza di insegnare ai bambini e agli adolescenti l’alfabeto emozionale. Educare all’intelligenza emotiva significa educare al controllo degli impulsi, alla motivazione per conseguire traguardi significativi, alla gestione dei conflitti e delle relazioni con gli altri.
martedì 16 luglio 2013
sabato 13 luglio 2013
LETTERA DA UN AMICO
Mio caro,
forse non sarai dove ti aspettavi, ma di sicuro si tratta del posto dove dovevi essere.
Forse il vento ti ha spinto fuori rotta per qualche ragione.
Forse ci sono delle rocce sul tuo cammino e tu dovrai sollevarle e gettarle via, per raffozzarti.
Forse la strada che hai davanti è lunga e tu dovrai imparare a resistere. E forse stai andando a piedi invece che in macchina, e dovrai scoprire la semplicità e la complessità di essere solo nel vasto mondo.
Le proposte di viaggi strani sono lezioni di danza di Dio.
Fai attenzione ed impara il ballo.
Danza e gira e danza ancora, impara il ballo finchè il tuo cuore non è contento.
Falsamente tuo
Kurt Vonnegut Jr.
giovedì 11 luglio 2013
OGGI
Ogni giorno è un’opportunità.
Immagina la fortuna che hai ogni volta che al mattino ti alzi.
Ogni giorno, puoi investire il tempo per te, per il tuo lavoro,
puoi scegliere, tra tutte le scelte disponibili, di lamentarti e non agire
o trasformare ogni secondo in un’opportunità per te e per gli altri.
La scelta è solo tua, hai tra le mani la più grande opportunità
del tempo da investire per gli altri e per te stesso,
tocca a te fare questo investimento.
Sii grande, sii folle! Sii te stesso!
Stephen Littleword, Nulla è per caso
giovedì 27 giugno 2013
MEGLIO UTOPISTI
"Il lavoro di chi si prodiga per proteggere l’equilibrio tra natura e cultura ha una grande valenza, serve infatti a conservare un patrimonio di saperi che testimonia e rende concreta un’altra e nient’affatto utopistica visione del mondo".
G.Gugg
mercoledì 26 giugno 2013
TOGLI TOGLI , RESTA L'INDISPENSABILE.
Senti… ho provato a scrivere tutto quello che c’è tra me e te, tutto quello che penso, che provo, che sento, che spero, che giuro, che voglio, che imbroglio, che credo di aver capito, che so di non aver capito e che comunque che.
Poi ho tolto tutto quello che non è essenziale, tutto quello che fa paura, tutto quello che non è sincero, tutto quello che non è vero, tutto quello che non importa, tutto quello che non conta, tutto quello che può essere frainteso, conteso, mistificato, dimenticato, perso: insomma tutto quello che. Alla fine è rimasto questo:sono felice quando sei felice, sono triste quando sei triste. E quando non ci sei mi manchi.
Un bacio
(indecente)
(naturalmente).
( La lettera di Carlo Lucarelli)
IL PESSIMISTA E L'OTTIMISTA
Il pessimista si alza "con la luna".
L'ottimista si alza "col sole".
Il pessimista ti guarda i piedi.
L'ottimista ti guarda negli occhi.
Il pessimista vede la lettera "o" come l'ultima di fallimento.
L'ottimista come la prima di opportunità.
Il pessimista comincia con ciò che manca.
L'ottimista con ciò che c'è.
Alla sera il pessimista dice:"Adesso incomincia a far buio".
L'ottimista dice: "Adesso comincio a veder le stelle!"
Il pessimista descrive l'oscurità che lo circonda.
L'ottimista accende una luce.
Al mattino il pessimista dice:"Sono più vecchio di un giorno".
L'ottimista dice: "Sono più ricco di 24 ore!".
lunedì 17 giugno 2013
A CHI SOGNA DI GIORNO
Mattino degli altri! O sole che dai fiducia
solo a chi già confida!
E’ solo alla dormiente, e non alla morta, speranza
che si desta il tuo giorno.
A chi sogna di giorno e sogna di notte, sapendo
inutile ogni sogno,
ma sogna sempre, soltanto per sentirsi vivere
e avere cuore,
a costoro risplendi senza il giorno che porti, o solo
come qualcuno che viene
per la via, impercettibile al nostro sguardo cosciente,
per non esser noi nessuno.
Fernado Pessoa
venerdì 7 giugno 2013
SULL'ORLO DI UN MAGNIFICO BARATRO
“Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun’altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone”.
“Non coltiviamo il cibo che mangiamo. Indossiamo abiti fatti da altre persone. Parliamo lingue sviluppate da altri. Usiamo sistemi matematici che altre persone hanno ideato. Intendo dire che prendiamo costantemente cose dagli altri. Creare qualcosa è un sentimento meraviglioso ed estatico che ci riporta alla fonte dell’esperienza e della conoscenza umana”.
giovedì 6 giugno 2013
FAI IL POSSIBILE
Non giudicare, non affannarti!
La follia cerca, la stupidità giudica;
Cura con il sonno le ferite del giorno,
E domani sia quel che deve essere.
Nel vivere, sappi resistere a tutto,
La tristezza, e la gioia, e l'inquietudine.
Desiderare che cosa? Per che cosa rattristarsi?
Un giorno è passato: e sia grazie a Dio!
○
Fjodor I. Tjutcev
lunedì 20 maggio 2013
CHI SONO ?
Ma chi sono io?
La risposta: sono la somma di tutto ciò che è accaduto prima di me, di tutto ciò che mi si è visto fare, di tutto ciò che mi è stato fatto.
Sono ogni persona e ogni cosa il cui essere al mondo è stato toccato dal mio.
Sono tutto quello che accade dopo che me ne sono andato e che non sarebbe accaduto se io non fossi venuto. E ciò non mi rende particolarmente eccezionale; ogni “io”, ognuno di noi che siamo ora più di seicento milioni, contiene una simile moltitudine.
Lo ripeto per l’ultima volta: se volete capirmi, dovrete inghiottire un mondo.
Salman Rushdie
venerdì 17 maggio 2013
LASCIA PERDERE
DECISIONI
sabato 11 maggio 2013
LA TENACIA
Niente al mondo può sostituire la tenacia. Il talento non può farlo: non c'è niente di più comune di uomini pieni di talento ma privi di successo. Il genio non può farlo: il genio incompreso è quasi proverbiale. L'istruzione non può farlo: il mondo è pieno di derelitti istruiti. La tenacia e la determinazione invece sono onnipotenti.
domenica 28 aprile 2013
10 REGOLE DI VITA
"Bill Gates ha recentemente tenuto un discorso in una scuola superiore di circa 10 cose che la scuola non vi insegna, ma che dovete imparare il più velocemente possibile!
Potrebbero non piacervi. Sappiate però che lui le ha sicuramente applicate! Queste cose parlano dei buoni sentimenti e insegnamenti politicamente corretti che hanno creato generazioni di giovani del tutto privi di senso della realtà della vita.
Regola 1: La vita è ingiusta: abituatevi!
Regola 2: Il mondo non se ne frega per la vostra autostima.
Il mondo si aspetta che combinate qualcosa prima di poterne gioirne voi stessi.
Regola 3: Non si guadagnano $ 60.000 all'anno una volta finita la scuola. Non avrete telefono e auto aziendale prima di aver meritato, guadagnato questi privilegi.
Regola 4: Se pensate che la vostra insegnante è duro con voi, aspettate di avere un capo.
Regola 5: Lavorare in una friggitoria non significa "abbassarsi". I vostri nonni avevano una parola diversa per questo: la chiamavano "opportunità".
Regola 6: Se fate un pasticcio, QUESTA NON E 'COLPA DEI VOSTRI GENITORI, smettetela di piagnucolare e imparate dai vostri errori.
Regola 7: Prima della vostra nascita, i vostri genitori non erano così noiosi come lo sono ora!
Sono diventati in questo modo:
* Per pagare le vostra bollette,
* Per pulire i vostri vestiti
* A furia di ripetere all'infinito quanto siete bravi e intelligenti.
Quindi, prima di salvare le foreste pluviali dai parassiti della generazione dei vostri genitori, iniziare a pulire la vostra stanza e mettete in ordine tutto ciò che vi si trova.
Regola 8 : in certe scuole sono stati aboliti i voti e i giudizi e vi sono state date delle opportunità per essere promossi: non è così nella vita reale!
Regola 9: La vita non è divisa in semestri. L'estate non è un periodo di ferie. E sono molto pochi i datori di lavoro disposti ad aiutarvi a farvi assumere, è vostra responsabilità.
Regola 10: La televisione non è "vita reale".
Nella vita reale, le persone lasciano il caffè e vanno a lavorare.
Se siete d'accordo, fate circolare, in caso contrario, mettere la testa sotto la sabbia e fare un respiro profondo. "
Bill Gates
sabato 13 aprile 2013
DESIDERI
sabato 30 marzo 2013
TI AUGURO TEMPO
Non ti auguro un dono qualsiasi,
Ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo Fare e il tuo Pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti e correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perchè te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull'orologio.
Ti auguro tempo per toccare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo,
tempo per la vita.
venerdì 29 marzo 2013
SOLI
«Credo malgrado tutto che ogni persona sia sola, tutto il tempo. Si vive soli. Gli altri ci stanno intorno, ma si vive soli. Ognuno è come imprigionato nella sua testa, e tuttavia noi siamo quello che siamo solo grazie agli altri. Gli altri ci “abitano”. Per “altri” si deve intendere la cultura, la famiglia, gli amici. A volte possiamo cogliere il mistero dell’altro, penetrarlo, ma è talmente raro! È soprattutto l’amore a permettere un incontro di questo genere. Circa un anno fa, ho ritrovato un vecchio quaderno dei tempi in cui ero studente. Lì prendevo appunti, fermavo delle idee. Una citazione mi ha particolarmente impressionato: «Il mondo è nella mia testa. Il mio corpo è nel mondo». Avevo diciannove anni, e questa continua a essere la mia filosofia. I miei libri non sono nient’altro che lo sviluppo di questa constatazione».
Paul Auster, “Una menzogna quasi vera”
IL SUCCESSO
giovedì 21 marzo 2013
Gli auguri dell'innocenza
lunedì 18 marzo 2013
IL SISTEMA
Il sistema e’ perfetto cosí com’e’. L’unico che deve cambiare sei tu!
Esci dal tumultuoso torrente degli eventi e prendine il controllo. Sii domatore di fiumi. Nell’ accusare il sistema del tuo fallimento lo stai idolatrando, gli stai assegnando i poteri di un Dio, ti inginocchi ai suoi piedi, ti pieghi al suo volere, ne diventi schiavo.
In altre parole stai facendo il suo gioco, ne sei complice. Dare la colpa per quanto ti accade a qualcuno che non sei tu, significa trasferire la Forza da te a lui.
Il Sistema e’ tarato sul livello di coscienza delle masse. Il cibo, le medicine, le leggi, l’istruzione ….. tutto e’ pensato per gestire la coscienza di massa.
Il Sistema e’ perfetto, cosí come l’universo e’ perfetto.
La responsabilita’ di uscire dal Sistema e’ solo tua, si trova interamente nelle tue mani, non in quelle del Sistema. Ma se vuoi essere libero devi esserlo rispetto ai tuoi stessi meccanismi interiori, non rispetto a qualcuno che si trova la’ fuori. La fuori ci sono solo le tue proiezioni, i tuoi sogni, i tuoi incubi.
Se sei infelice a causa del Sistema, allora il Sistema e’ piu’ forte di te, e se e’ piu’ forte di te non puoi vincerlo.
Abbandona la descrizione rovesciata del mondo che viene inculcata sin da tenere eta’ nei cuccioli appartenenti alle masse del pianeta. La causa e’ all’interno e l’effetto e’ all’esterno, non viceversa. Non stai male perche’ il mondo e’ brutto, ma il mondo sembra brutto perche’ tu stai male.
Il Sistema di cui sei schiavo vuole fortemente che tu continui a lamentarti di lui e se tu iniziassi a combatterlo sarebbe ancora più’ contento. Nel lamentarti gli riconosci potere. La lamentela e’ la preghiera che gli rivolgi tutti i giorni. Nel lamentarti lo stai pregando come si prega un idolo.
”Divieni re e un regno ti sara’ dato.”
di: Remo Gatti
sabato 16 marzo 2013
SENSIBILITA'
Essere una persona sensibile vuol dire percepire un tono di voce distante durante una telefonata, riconoscere l'ansia, la paura e la tristezza nella faccia degli altri. Essere sensibile vuol dire fare caso a tutto, e con "tutto" intendo veramente qualsiasi cosa: un fiore sconfitto dal vento, un cane solo, un colore diverso del cielo, un sorriso più sentito, una parola colorata in mezzo a tante parole anonime. Essere sensibili vuol dire vivere dieci, cento, mille vite ogni giorno. Quando sei sensibile non puoi fregartene, farti gli affari tuoi, lasciar perdere. Chi è sensibile, se sa di aver ferito qualcuno si tortura per ore ed ore pensando alla sensazione che gli ha fatto provare. Chi è sensibile dura una fatica immensa. Si dovrebbe aver cura di chi è sensibile, potrebbe morire per una carezza in meno...
(S.Casciani)
martedì 12 marzo 2013
VIVI E LASCIA VIVERE
«Ogni tanto tenta di vivere e basta. Vivi semplicemente. Non lottare e non forzare la vita.
Osserva in silenzio ciò che accade. Lascia accadere ciò che accade. Permetti a ciò che è, di esistere. Lascia cadere ogni tensione e lascia che la vita fluisca, che accada. E ciò che accade, te lo garantisco, libera.»
Osho
lunedì 11 marzo 2013
Il covo delle Sirene
«Capo di Sorrento» e «Capo di Massa» segnano il confine tra le due capitali della penisola; Sorrento è la capitale del piano, degli aranceti e degli agrumeti e, beata e incantata, attende che la raggiunga il rettifilo delle strade da Meta, da Piano, da Positano; Massa, umile e dimessa, è la capitale degli ulivi. E da Massa, per S. Agata, è un infittirsi di paesini e di borgatelle dai sonanti nomi di predii gentilizi romani, disseminati o aggruppati per clivi e valloncelli che il nastro della strada va a ricercare pazientemente come la mazza del pastore dietro le sue pecore sbandate, fino a Nerano e a Termini che segna, proprio come il dio Termine, la fine del verde e delle case: al di là è il promontorio nudo e pelato del Monte S. Costanzo, che apre la palma della sua mano rocciosa tra la Cala di Mitigliano e la baia di Jèranto.
Abbandonai quel giorno i luoghi famosi per ville e residenze celebri dall'antichità fino ad oggi, e mi diressi verso la costa inospite e selvaggia che s'apre fra la marina di Cantone e Positano, incavernata di grotte, con qualche rara borgatella di case rimaste guardinghe in alto sui costoni del Monte Tuoro; discesi alla marina di Crapolla che, con uno spacco nella muraglia delle rupi, s'apre come una fauce innanzi alle isole delle Sirene.
Vi si giunge calandosi quasi a capofitto dalle ultime case di Torca, per un vallone che doveva essere un tempo un solo grande querceto; gli ultimi cento metri tra il ciglio della rupe e il mare, si discendono per una gradinata rocciosa da far invidia alla scala fenicia d'Anacapri, a volte e risvolte come il gomitolo d'una matassa; e roccia e gradini sono così lisci e consunti da prender l'opalescenza dell'onice e da far pensare alle cavità che vi ha impresso il piede nudo prensile dei pescatori che salgono e discendono con il carico del pesce. Dove la scaléa finisce e la rupe si rispiana, sono i ruderi d'una badìa dedicata a S. Pietro, sovrastante un tempo l'ingresso della baia come il tempio d'una divinità marina. Crapolla è il covo dei pescatori del mare delle Sirene; da essi, ad onta di qualche dotta etimologia, è fiorito quel sapido nome con la stessa popolaresca forma che si ha in Crapa e Crapile, e da essi è nato il culto di S. Pietro che fu pescatore di Galilea prima di essere pescatore di anime.
E la marina di Crapolla sembra esser posta proprio là per servire d'approdo alle isole dei «Galli», alle isole delle Sirene. Basta sporgersi dalla rupe di S. Pietro, per vedersele allineate in rango sulla superficie dell'acqua. Sotto costa lo scoglio dell'Isca, il più fronzuto di cespugli e di piante; a mezzo il tragitto, lo scoglio di Vivàro lavato dalle onde; più oltre, a corona, il gruppo delle Sirenusse. Par quasi che siano uscite dal grembo di quella costa e che debbano entro quel grembo rientrare come una nidiata nel covo. Due delle Sirene più avventurose o più ardite adescatrici di canto, si sono staccate dal branco delle compagne: una, Partenope, è riuscita a toccare le felici spiagge di Napoli; l'altra, Leucosia, è andata a morire raminga, più lontano e più sola, a Punta Licòsa.
A stabilire una stretta relazione fra le isole e la costa ci sono i ruderi romani, che di greco non resta altro che quel mitico nome dato dei primi navigatori. Ciascuna di quelle isole ha il suo impianto di abitazione, con una o più cisterne, e un molo d'approdo: e, in fondo all'insenatura di Crapolla, ci sono i resti ancora imponenti di una costruzione che, più che a una villa cacciata nello spacco d'una forra, fanno pensare o a una masseria marittima destinata a raccogliere l'olio degli uliveti di Torca e a rifornire di vettovaglie gli abitatori stabili o periodici di quelle ville sul mare, o piuttosto ad una vera e propria stazione navale per la sicurezza dell'abituale rotta di navigazione verso i porti di Pozzuoli e di Napoli. Nel medioevo, quando Crapolla divenne covo di pirati, e nessun nascondiglio sembrò più adatto per spiare e assaltare le navi che giungevano cariche di mercanzie e di viaggiatori dal porti d'oriente, i monaci della Badia, più che al lusinghiero canto delle Sirene e alle aborrite divinità pagane, dovettero pensare a difendere dai pirati barbareschi i poveri casati di Torca e a venire in soccorso di naufraghi e di scampati.
Oggi s'entra nella baia di Crapolla sopra un mare di turchese o d'opale, tra due alte pareti di roccia che si richiudono al fondo in un canalone inaccessibile in mezzo a un groviglio di sterpi. Nè un molo nè un pontile di sbarco: la chiglia s'insabbia nella ghiaia con un fruscìo metallico e le barche gialle azzurre e vermiglie tirate in secco sul greto, una accanto all'altra, sono, la sola cosa viva e smagliante in quell'ombroso speco. Tre magazzini coperti d'un voltone rappresentano tutto l'abitato: potrebbero essere tre cappelle bizantine d'una sperduta isoletta greca, e non sono altro che il dormitorio e l'arsenale dei marinai di Crapolla. Al di fuori attorno a un pozzo che raccoglie l'acqua di quel canalone, c'e una fila di nasse simili a grandi ceste di vimini intrecciate con un'eleganza e un magistero da tessitori di tappeti. Nè una donna, nè un focolare: la vita dei pescatori di Crapolla è ancora quella dei naufraghi delle isole delle Sirene.
Amedeo Maiuri, da "Il Giornale", domenica 03/07/1943
venerdì 8 marzo 2013
NON SCIUPARLA
"E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sia in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente
con troppe parole in un vivaio frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balìa del quotidiano
gioco balordo degli incontri e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea" (C.kavafis)
venerdì 1 marzo 2013
UN PEZZO DI SPECCHIO
Un professore concluse la sua lezione con le parole di rito: “Ci sono domande?”.
Uno studente gli chiese: “Professore, qual è il significato della vita?”.
Qualcuno, tra i presenti che si apprestavano a uscire, rise.
Il professore guardò a lungo lo studente, chiedendo con lo sguardo se era una domanda seria. Comprese che lo era.
“Le risponderò” gli disse. Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ne tirò fuori uno specchietto rotondo, non più grande di una moneta.
Poi disse: “Ero bambino durante la guerra. Un giorno, sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi. Ne conservai il frammento più grande. Eccolo. Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai: buche profonde, crepacci, ripostigli.
Conservai il piccolo specchio.
Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino, ma la metafora di quello che avrei potuto fare nella vita.
Anch’io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza. Con quello che ho, però, posso mandare la luce, la verità, la comprensione, la conoscenza, la bontà, la tenerezza nei bui recessi del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno. Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto. In questo per me sta il significato della vita”.
(Bruno Ferrero)
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