martedì 15 settembre 2015

Intelligenza Emotiva

L'intelligenza emotiva è forse la caratteristica più importante, ma sottovalutata, della nostra società. Ci affidiamo alla logica e alla ragione per affrontare la vita di ogni giorno, eppure dopo lunghe pause di riflessione, arriviamo alle stesse conclusioni a cui potremmo giungere in un batter d'occhio senza pensarci troppo. I nostri leader trascurano l'elemento umano di molte questioni socio-poliche e non c'è neanche bisogno che vi indichi la percentuale di divorzi per convincervi che molti di noi non scelgono il partner giusto (e non sono capaci di tenere in piedi le loro relazioni a lungo). Sembra che la gente sia convinta che la cosa più intelligente da fare sia non provare alcuna emozione. Per essere efficienti bisogna essere come macchine, un prodotto dei nostri tempi. Una specie di robot ben oliato, consumista, programmato digitalmente, "non-cosciente" ma totalmente funzionante. E per questo... soffriamo. Ecco quali abitudini adottano le persone capaci di essere consapevoli dei loro sentimenti. Che sanno come esprimere, gestire, scandagliare e modificare le proprie esperienze, perché sono loro il "centro di controllo"della propria esistenza. Sono i veri leader, conducono una vita completa e autentica . Dovremmo prendere spunto dal loro esempio. Ecco le cose che le persone dotate di intelligenza emotiva NON fanno. 1. Non credono che il loro modo di percepire una situazione rispecchi la realtà. Vedono le loro emozioni come delle "risposte" ad una data situazione, non come parametri esatti per valutare quello che sta accadendo loro. Accettanno il fatto che la loro reazione potrebbe avere a che fare più con i loro problemi personali, che con la situazione oggettiva in corso. 2. I loro punti di riferimento emotivi sono dentro di loro. Non vivono le emozioni come se fosse un altro a provarle, come se il problema da risolvere fosse di qualcun altro. Capire che l'origine delle cose che sentono è in loro stessi, li tiene alla larga dal pericolo della passività. Non cadono nell'errore di pensare che "dove l'universo ha sbagliato, l'universo rimedierà". 3. Non presumono di sapere cosa li renderà davvero felici. Dal momento che collochiamo tutti i nostri punti di riferimento nel passato, non abbiamo alcun mezzo per stabilire, adesso, cosa potrebbe renderci davvero felici invece di sentirci solo dei "sopravvisuti" alle esperienze più dolorose. Le persone dotate di intelligenza emotiva lo capiscono e si aprono ad ogni esperienza verso cui la vita le conduce, sapendo che ogni cosa cela un lato positivo ed uno negativo. 4. Non pensano che avere paura sia un errore. Piuttosto, essere indifferenti significa avere intrapreso la strada sbagliata. La paura indica che stiamo cercando di raggiungere qualcosa che amiamo, ma che le nostre convinzioni e le ferite del passato ce lo impediscono (o forse sono lì proprio per essere curate, una volta per tutte). 5. Sanno che la felicità è una decisione, ma non sentono il bisogno di prenderla ogni volta. Non si illudono che la "felicità" sia uno stato di grazia perenne. Si concendono il tempo per esaminare tutto quello che succede loro. Si concedono il lusso di vivere in una condizione di "normalità". In questo stato di "non resistenza", riescono a trovare appagamento. 6. Non lasciano che qualcun altro decida delle loro idee. Capiscono che, subendo il condizionamento sociale, possono essere influenzate da mentalità, pensieri e idee che non appartengono a loro. Per opporsi a questo, scandagliano le loro convinzioni, riflettono sulla loro origine e stabiliscono se quel quadro di riferimento può fare al caso loro o meno. 7. Riconoscono che un autocontrollo infallibile non è un segnale d'intelligenza emotiva. Non trattengono i sentimenti, non cercano di mitigarli al punto di farli sparire. Tuttavia, hanno la capacità di trattenere la loro risposta emotiva finché non si trovano in un ambiente più "appropriato", dove poter esprimere ciò che sentono. Non sopprimono l'emotività, la gestiscono. 8. Sanno che un sentimento non li ucciderà. Hanno raggiunto la forza e la consapevolezza necessarie per sapere che tutte le cose, anche le peggiori, sono passeggere. 9. Non regalano la loro amicizia a chiunque. Vedono la fiducia e l'intimità come qualcosa da costruire, qualcosa da non condividere con tutti. Non sono circospette o chiuse, ma preferiscono agire con consapevolezza e attenzione quando si tratta di fare entrare qualcuno nella loro vita e nel loro cuore. Sono gentili con tutti, ma si concendono a pochi. 10. Non credono che un singolo sentimento negativo possa dominare il resto della loro vita. Evitano di arrivare a facili conclusioni, di proiettare un momento presente nel prossimo futuro, credendo che un periodo di negatività possa caratterizzare il resto della loro vita, invece di essere un'esperienza transitoria e isolata. Le persone emotivamente intelligenti accettano i "giorni no". Si permettono di essere umani. In questo modo, trovano la pace.

martedì 17 febbraio 2015

"La lezione

"S
iamo sempre pronti a sottolineare le figuracce degli altri. Anzi, più che pronti, siamo impazienti di farlo. Stiamo affinando un'abilità tanto straordinaria quanto inutile di cercare il diavolo nei dettagli, tanto che ci capita anche di mettercelo noi il diavolo, quasi presi dall'ansia che debba esserci."

SEMBRA POVERO

<< Poveri sono quelli che mi descrivono così. La mia definizione è quella di Seneca: povero è chi necessita di tanto. Perché chi vuole troppo non è mai soddisfatto. Io sono sobrio, non povero. Sobrio. Vivo con poco, solo di quel che è necessario. Non troppo legato alle cose materiali. Perché? Per avere più tempo! Per fare cosa? Quello che mi piace! La libertà è avere tempo per vivere.Vivere in modo semplice è una filosofia di vita,ma non sono povero.>> Josè "Pepe" Mujica, Presidente dell'Uruguay

venerdì 6 febbraio 2015

VOI NON SIETE NAPOLETANI

" Non siete Napoletani. No, non lo siete. Voi siete quelli che si svegliano presto la mattina e la sera alle nove vanno già a dormire. Non siete Napoletani. Non avete la nostra libertà, nemmeno il nostro coraggio. Indossiamo spesso il dolore altrui, amiamo con facilità. Non sapete cosa sia l’umorismo, non capite cosa vuol dire ridere di gusto di fronte alla vita. Non siete Napoletani. Non vi svegliate davanti al panorama più bello del mondo al mattino. Le vostre finestre non affacciano sul golfo. Non siete Napoletani. La nostra leggerezza, l’ironia, voi non ce l’avete. Non avete lottato per la vostra città, liberandola dalla follia nazista. Non sapete cosa vuol dire difendere la propria terra con le unghie e con i denti. Non potete capire cosa sia amare incondizionatamente i propri luoghi, l’aria, gli odori, i sapori di Napoli. Non avete radici forti. No, non siete Napoletani. Non appartenete al popolo più generoso del mondo, non siete parte di noi. Non avete stima di De Filippo, non ridete alle battute di Totò, non capite la lingua di Troisi e non vi manca Pino Daniele. No, questi geni mancano a noi. Ci mancano come l’aria, come manca il pane in una casa povera. Perché voi, dalle vostre parti, l’immensità di questi grandi artisti ve la sognate. Noi, invece, che l’abbiamo conosciuta, ne sentiamo profondamente l’assenza, perché noi siamo Napoletani. Perché dico queste cose? Perché in mezzo a tutto questo coro di sdegno nei nostri confronti, è doveroso che qualcuno vi dica chiaramente: Col cazzo che voi siete Napoletani! " (Pietro Lembo).

SE PROPRIO LO VUOI

Se vuoi essere felice per un giorno...fai una festa Per due settimane...fai un viaggio Per un anno...coltiva un orto Per una vita...trovo uno scopo degno di essere vissuto.

venerdì 30 gennaio 2015

RITROVIAMOCI

«Quando sei perso, guardati intorno. Dubita di tutto e cancellalo. Hai una sola certezza: tu sei li. Lo sei perché c’è il tuo corpo e tu sei il tuo corpo. Il tuo corpo è spazio che hai attraversato, ma anche tempo che ti ha reso ciò che sei. Il tempo te lo porti scritto addosso: le cicatrici sono parole e le parole sono cicatrici». Paul Auster, “Diario d’inverno”