martedì 18 novembre 2008

DEVO CONSERVARE QUESTE PAROLE




McCain il leale: una lezione di democrazia per i galli del pollaio italiano


Cari politici, ritagliate e conservate: il senso dello Stato è in queste parole
Perché non abbiamo un’idea condivisa della patria e dell’interesse nazionale. Perché cantiamo l’Inno solo per le partite. Perché le leggi sono amministrate ciecamente e i cittadini fanno a gara nel violarle. Perché la politica è fatta da individui mediocri che parlano di fesserie e di piccole polemiche, l’unico livello di discussione che riescono a reggere… I perché sono mille, e si riassumono nella stessa reazione italiana all’elezione di Obama: sembrava che avessero vinto tutti, che tutti avessero avuto voce in capitolo nel risultato. Poi Berlusconi ha.. alzato il livello con l’infelicissima battuta sull’abbronzatura, e ciò che ne è seguito è stato altrettanto avvilente, da tutte e due le parti, nella solita gara a esagerare e minimizzare la «bronzata» del premier, mentre il mondo parlava d’altro.Ma le mie parole contano poco. I galli, pollastri e capponi del pollaio italiano dovrebbero ritagliarsi quelle che seguono e conservarle come emblema di uno stile irraggiungibile. Le ha pronunciate McCain, nel discorso da lei citato, nell’ora della sconfitta, l’ora che in genere fa straparlare meschinamente i politici italiani. A mia memoria è il più alto esempio moderno di che cosa sia davvero la democrazia. E le risponde molto meglio di quanto potrei fare io. «Il popolo americano ha parlato, e ha parlato chiaramente. Poco fa ho avuto l’onore di chiamare il senatore Obama per congratularmi con lui che sarà il prossimo presidente del Paese che entrambi amiamo. (...) Quel che è riuscito a fare, accendere le speranze di così tanti milioni di americani che una volta credevano – sbagliando – di non avere nulla in gioco o neppure una piccola influenza nell’elezione di un presidente, è qualcosa che ammiro profondamente, e a lui va la mia lode per averlo realizzato. Questo è un voto storico, e io riconosco lo speciale significato che ha per gli afro-americani, e per lo speciale orgoglio che devono avere stasera».«Ho sempre creduto che l’America offra opportunità a tutti coloro che hanno l’operosità e la volontà per coglierle. È quel che crede anche il senatore Obama. Ma entrambi riconosciamo che, sebbene si sia fatta una lunga strada dalle ingiustizie che un tempo macchiavano la reputazione della nostra nazione e negavano ad alcuni americani la piena fortuna della cittadinanza, il loro ricordo ha ancora il potere di ferire. Un secolo fa, l’invito a cena alla Casa Bianca rivolto dal presidente Theodore Roosevelt al leader della comunità afro-americana Booker T. Washington fu preso come un oltraggio da molti ambienti. L’America di oggi è un altro pianeta rispetto alla crudele e spaventosa intolleranza di allora. Non c’è miglior riprova di ciò dell’elezione di un afroamericano alla presidenza. Non ci dev’essere nessuna ragione oggi perché un americano non riesca ad aver cara la propria cittadinanza in questa che è la più grande Nazione della terra».«Il senatore Obama ha acquisito qualcosa di grande per sé e per la sua Nazione. Lo applaudo per questo, e gli sono vicino per il fatto che la sua adorata nonna non ha potuto vivere fino a vedere questo giorno. Anche se la nostra fede ci assicura che lassù dove riposa nella casa del Padre è molto orgogliosa per il grande uomo che ha aiutato a crescere. Il senatore Obama e io abbiamo avuto e abbiamo sostenuto le nostre differenze, e lui ha prevalso. Indubbiamente molte di quelle differenze restano».«Questi sono tempi difficili per il nostro Paese. E io mi impegno con lui stasera a fare tutto quello che è in mio potere per aiutarlo a guidarci attraverso le molte sfide che abbiamo davanti. Esorto gli americani che mi hanno sostenuto a unirsi a me non solo per congratularci, ma per offrire al prossimo presidente la nostra buona volontà e un sincero sforzo per raggiungere i necessari compromessi, superare le nostre divergenze e aiutare a ristabilire la nostra prosperità, difendere la nostra sicurezza in un mondo pericoloso, e lasciare ai nostri figli e nipoti una Nazione più forte e migliore di come l’abbiamo ereditata. Nonostante le nostre differenze, siamo compatrioti americani. E, per favore, credetemi quando dico che nessun’altra associazione ha mai significato di più per me. È naturale stasera provare delusione. Ma domani dobbiamo andare oltre e lavorare insieme perché il nostro Paese torni a progredire». Una lezione memorabile.

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