Abbiamo imparato ad accettare e ad accogliere (e ci mancava altro…) quei tanti stranieri dalla pelle di ogni colore che ormai fanno tutti i mestieri che noi non vogliamo più fare. Nelle fabbriche, nelle cucine e accanto ai nostri anziani hanno trovato lavoro, e spesso anche gratitudine, molti di loro. Non è quindi vero che siamo razzisti. E non vale neppure il discorso sulle civiltà e gli stili di vita: sei anni dopo l’11 settembre è tornata una gran calma attorno alle comunità islamiche. No, la gente comune è contro coloro che vengono in Italia senza accettare le nostre leggi e sfruttando la nostra accoglienza, mandando avanti i bambini e dedicandosi esclusivamente alla delinquenza.
È razzismo questo? No, non lo è. Quando quindici anni fa ci fu la prima ondata di immigrazione albanese, i più veloci ad arrivare furono i delinquenti appena usciti dalle prigioni svuotate dal crollo del regime. Ci abbiamo messo tanto tempo per uscire, almeno in parte, dalla falsa equazione «albanese uguale delinquente ». L’ondata migratoria dalla Romania appena diventata comunitaria ha provocato lo stesso fenomeno e la stessa inevitabile reazione, ingiusta verso i romeni ma inevitabile.È colpa dello Stato? In gran parte, sì. Siamo il Paese più generoso nell’afflato europeista, ma anche quello che sa meno valutare le conseguenze delle decisioni comunitarie: fu così per l’euro, è stato così per l’ingresso di Bucarest. Solo che ora non c’è più spazio per recuperare: l’opinione pubblica vede ormai quasi tutti i politici come una massa di incompetenti, e non si organizza davvero in ronde e presidi di autodifesa solo perché non li sa fare. Ci stiamo battendo per la moratoria della pena di morte nel mondo, ma se oggi si facesse un referendum in casa nostra…
E. Mentana
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