sabato 11 maggio 2013

LA TENACIA

Niente al mondo può sostituire la tenacia. Il talento non può farlo: non c'è niente di più comune di uomini pieni di talento ma privi di successo. Il genio non può farlo: il genio incompreso è quasi proverbiale. L'istruzione non può farlo: il mondo è pieno di derelitti istruiti. La tenacia e la determinazione invece sono onnipotenti.

domenica 28 aprile 2013

10 REGOLE DI VITA

"Bill Gates ha recentemente tenuto un discorso in una scuola superiore di circa 10 cose che la scuola non vi insegna, ma che dovete imparare il più velocemente possibile! Potrebbero non piacervi. Sappiate però che lui le ha sicuramente applicate! Queste cose parlano dei buoni sentimenti e insegnamenti politicamente corretti che hanno creato generazioni di giovani del tutto privi di senso della realtà della vita. Regola 1: La vita è ingiusta: abituatevi! Regola 2: Il mondo non se ne frega per la vostra autostima. Il mondo si aspetta che combinate qualcosa prima di poterne gioirne voi stessi. Regola 3: Non si guadagnano $ 60.000 all'anno una volta finita la scuola. Non avrete telefono e auto aziendale prima di aver meritato, guadagnato questi privilegi. Regola 4: Se pensate che la vostra insegnante è duro con voi, aspettate di avere un capo. Regola 5: Lavorare in una friggitoria non significa "abbassarsi". I vostri nonni avevano una parola diversa per questo: la chiamavano "opportunità". Regola 6: Se fate un pasticcio, QUESTA NON E 'COLPA DEI VOSTRI GENITORI, smettetela di piagnucolare e imparate dai vostri errori. Regola 7: Prima della vostra nascita, i vostri genitori non erano così noiosi come lo sono ora! Sono diventati in questo modo: * Per pagare le vostra bollette, * Per pulire i vostri vestiti * A furia di ripetere all'infinito quanto siete bravi e intelligenti. Quindi, prima di salvare le foreste pluviali dai parassiti della generazione dei vostri genitori, iniziare a pulire la vostra stanza e mettete in ordine tutto ciò che vi si trova. Regola 8 : in certe scuole sono stati aboliti i voti e i giudizi e vi sono state date delle opportunità per essere promossi: non è così nella vita reale! Regola 9: La vita non è divisa in semestri. L'estate non è un periodo di ferie. E sono molto pochi i datori di lavoro disposti ad aiutarvi a farvi assumere, è vostra responsabilità. Regola 10: La televisione non è "vita reale". Nella vita reale, le persone lasciano il caffè e vanno a lavorare. Se siete d'accordo, fate circolare, in caso contrario, mettere la testa sotto la sabbia e fare un respiro profondo. " Bill Gates

sabato 13 aprile 2013

DESIDERI

"Datemi libri, frutta, vino francese, un buon clima e un pò di musica fuori dalla porta, suonata da qualcuno che non conosco", John Keats

sabato 30 marzo 2013

TI AUGURO TEMPO

Non ti auguro un dono qualsiasi, Ti auguro soltanto quello che i più non hanno. Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere; se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa. Ti auguro tempo, per il tuo Fare e il tuo Pensare, non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri. Ti auguro tempo, non per affrettarti e correre, ma tempo per essere contento. Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo, ti auguro tempo perchè te ne resti: tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guardarlo sull'orologio. Ti auguro tempo per toccare le stelle e tempo per crescere, per maturare. Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare. Non ha più senso rimandare. Ti auguro tempo per trovare te stesso, per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono. Ti auguro tempo anche per perdonare. Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.

venerdì 29 marzo 2013

SOLI

«Credo malgrado tutto che ogni persona sia sola, tutto il tempo. Si vive soli. Gli altri ci stanno intorno, ma si vive soli. Ognuno è come imprigionato nella sua testa, e tuttavia noi siamo quello che siamo solo grazie agli altri. Gli altri ci “abitano”. Per “altri” si deve intendere la cultura, la famiglia, gli amici. A volte possiamo cogliere il mistero dell’altro, penetrarlo, ma è talmente raro! È soprattutto l’amore a permettere un incontro di questo genere. Circa un anno fa, ho ritrovato un vecchio quaderno dei tempi in cui ero studente. Lì prendevo appunti, fermavo delle idee. Una citazione mi ha particolarmente impressionato: «Il mondo è nella mia testa. Il mio corpo è nel mondo». Avevo diciannove anni, e questa continua a essere la mia filosofia. I miei libri non sono nient’altro che lo sviluppo di questa constatazione». Paul Auster, “Una menzogna quasi vera”

IL SUCCESSO

Il successo non è vincere sempre, il successo è vincere le proprie paure, avendo il coraggio di tentare sempre. Non bisogna dimostrare nulla agli altri, ma solo a se stessi.

giovedì 21 marzo 2013

Gli auguri dell'innocenza

Vedere un Mondo in un granello di sabbia, e un Cielo in un fiore selvatico, tenere l'Infinito nel cavo della mano e l'Eternità in un'ora William Blake

lunedì 18 marzo 2013

IL SISTEMA

Il sistema e’ perfetto cosí com’e’. L’unico che deve cambiare sei tu! Esci dal tumultuoso torrente degli eventi e prendine il controllo. Sii domatore di fiumi. Nell’ accusare il sistema del tuo fallimento lo stai idolatrando, gli stai assegnando i poteri di un Dio, ti inginocchi ai suoi piedi, ti pieghi al suo volere, ne diventi schiavo. In altre parole stai facendo il suo gioco, ne sei complice. Dare la colpa per quanto ti accade a qualcuno che non sei tu, significa trasferire la Forza da te a lui. Il Sistema e’ tarato sul livello di coscienza delle masse. Il cibo, le medicine, le leggi, l’istruzione ….. tutto e’ pensato per gestire la coscienza di massa. Il Sistema e’ perfetto, cosí come l’universo e’ perfetto. La responsabilita’ di uscire dal Sistema e’ solo tua, si trova interamente nelle tue mani, non in quelle del Sistema. Ma se vuoi essere libero devi esserlo rispetto ai tuoi stessi meccanismi interiori, non rispetto a qualcuno che si trova la’ fuori. La fuori ci sono solo le tue proiezioni, i tuoi sogni, i tuoi incubi. Se sei infelice a causa del Sistema, allora il Sistema e’ piu’ forte di te, e se e’ piu’ forte di te non puoi vincerlo. Abbandona la descrizione rovesciata del mondo che viene inculcata sin da tenere eta’ nei cuccioli appartenenti alle masse del pianeta. La causa e’ all’interno e l’effetto e’ all’esterno, non viceversa. Non stai male perche’ il mondo e’ brutto, ma il mondo sembra brutto perche’ tu stai male. Il Sistema di cui sei schiavo vuole fortemente che tu continui a lamentarti di lui e se tu iniziassi a combatterlo sarebbe ancora più’ contento. Nel lamentarti gli riconosci potere. La lamentela e’ la preghiera che gli rivolgi tutti i giorni. Nel lamentarti lo stai pregando come si prega un idolo. ”Divieni re e un regno ti sara’ dato.” di: Remo Gatti

sabato 16 marzo 2013

SENSIBILITA'

Essere una persona sensibile vuol dire percepire un tono di voce distante durante una telefonata, riconoscere l'ansia, la paura e la tristezza nella faccia degli altri. Essere sensibile vuol dire fare caso a tutto, e con "tutto" intendo veramente qualsiasi cosa: un fiore sconfitto dal vento, un cane solo, un colore diverso del cielo, un sorriso più sentito, una parola colorata in mezzo a tante parole anonime. Essere sensibili vuol dire vivere dieci, cento, mille vite ogni giorno. Quando sei sensibile non puoi fregartene, farti gli affari tuoi, lasciar perdere. Chi è sensibile, se sa di aver ferito qualcuno si tortura per ore ed ore pensando alla sensazione che gli ha fatto provare. Chi è sensibile dura una fatica immensa. Si dovrebbe aver cura di chi è sensibile, potrebbe morire per una carezza in meno... (S.Casciani)

martedì 12 marzo 2013

DOMANI

VIVI E LASCIA VIVERE

«Ogni tanto tenta di vivere e basta. Vivi semplicemente. Non lottare e non forzare la vita. Osserva in silenzio ciò che accade. Lascia accadere ciò che accade. Permetti a ciò che è, di esistere. Lascia cadere ogni tensione e lascia che la vita fluisca, che accada. E ciò che accade, te lo garantisco, libera.» Osho

lunedì 11 marzo 2013

Il covo delle Sirene

«Capo di Sorrento» e «Capo di Massa» segnano il confine tra le due capitali della penisola; Sorrento è la capitale del piano, degli aranceti e degli agrumeti e, beata e incantata, attende che la raggiunga il rettifilo delle strade da Meta, da Piano, da Positano; Massa, umile e dimessa, è la capitale degli ulivi. E da Massa, per S. Agata, è un infittirsi di paesini e di borgatelle dai sonanti nomi di predii gentilizi romani, disseminati o aggruppati per clivi e valloncelli che il nastro della strada va a ricercare pazientemente come la mazza del pastore dietro le sue pecore sbandate, fino a Nerano e a Termini che segna, proprio come il dio Termine, la fine del verde e delle case: al di là è il promontorio nudo e pelato del Monte S. Costanzo, che apre la palma della sua mano rocciosa tra la Cala di Mitigliano e la baia di Jèranto. Abbandonai quel giorno i luoghi famosi per ville e residenze celebri dall'antichità fino ad oggi, e mi diressi verso la costa inospite e selvaggia che s'apre fra la marina di Cantone e Positano, incavernata di grotte, con qualche rara borgatella di case rimaste guardinghe in alto sui costoni del Monte Tuoro; discesi alla marina di Crapolla che, con uno spacco nella muraglia delle rupi, s'apre come una fauce innanzi alle isole delle Sirene. Vi si giunge calandosi quasi a capofitto dalle ultime case di Torca, per un vallone che doveva essere un tempo un solo grande querceto; gli ultimi cento metri tra il ciglio della rupe e il mare, si discendono per una gradinata rocciosa da far invidia alla scala fenicia d'Anacapri, a volte e risvolte come il gomitolo d'una matassa; e roccia e gradini sono così lisci e consunti da prender l'opalescenza dell'onice e da far pensare alle cavità che vi ha impresso il piede nudo prensile dei pescatori che salgono e discendono con il carico del pesce. Dove la scaléa finisce e la rupe si rispiana, sono i ruderi d'una badìa dedicata a S. Pietro, sovrastante un tempo l'ingresso della baia come il tempio d'una divinità marina. Crapolla è il covo dei pescatori del mare delle Sirene; da essi, ad onta di qualche dotta etimologia, è fiorito quel sapido nome con la stessa popolaresca forma che si ha in Crapa e Crapile, e da essi è nato il culto di S. Pietro che fu pescatore di Galilea prima di essere pescatore di anime. E la marina di Crapolla sembra esser posta proprio là per servire d'approdo alle isole dei «Galli», alle isole delle Sirene. Basta sporgersi dalla rupe di S. Pietro, per vedersele allineate in rango sulla superficie dell'acqua. Sotto costa lo scoglio dell'Isca, il più fronzuto di cespugli e di piante; a mezzo il tragitto, lo scoglio di Vivàro lavato dalle onde; più oltre, a corona, il gruppo delle Sirenusse. Par quasi che siano uscite dal grembo di quella costa e che debbano entro quel grembo rientrare come una nidiata nel covo. Due delle Sirene più avventurose o più ardite adescatrici di canto, si sono staccate dal branco delle compagne: una, Partenope, è riuscita a toccare le felici spiagge di Napoli; l'altra, Leucosia, è andata a morire raminga, più lontano e più sola, a Punta Licòsa. A stabilire una stretta relazione fra le isole e la costa ci sono i ruderi romani, che di greco non resta altro che quel mitico nome dato dei primi navigatori. Ciascuna di quelle isole ha il suo impianto di abitazione, con una o più cisterne, e un molo d'approdo: e, in fondo all'insenatura di Crapolla, ci sono i resti ancora imponenti di una costruzione che, più che a una villa cacciata nello spacco d'una forra, fanno pensare o a una masseria marittima destinata a raccogliere l'olio degli uliveti di Torca e a rifornire di vettovaglie gli abitatori stabili o periodici di quelle ville sul mare, o piuttosto ad una vera e propria stazione navale per la sicurezza dell'abituale rotta di navigazione verso i porti di Pozzuoli e di Napoli. Nel medioevo, quando Crapolla divenne covo di pirati, e nessun nascondiglio sembrò più adatto per spiare e assaltare le navi che giungevano cariche di mercanzie e di viaggiatori dal porti d'oriente, i monaci della Badia, più che al lusinghiero canto delle Sirene e alle aborrite divinità pagane, dovettero pensare a difendere dai pirati barbareschi i poveri casati di Torca e a venire in soccorso di naufraghi e di scampati. Oggi s'entra nella baia di Crapolla sopra un mare di turchese o d'opale, tra due alte pareti di roccia che si richiudono al fondo in un canalone inaccessibile in mezzo a un groviglio di sterpi. Nè un molo nè un pontile di sbarco: la chiglia s'insabbia nella ghiaia con un fruscìo metallico e le barche gialle azzurre e vermiglie tirate in secco sul greto, una accanto all'altra, sono, la sola cosa viva e smagliante in quell'ombroso speco. Tre magazzini coperti d'un voltone rappresentano tutto l'abitato: potrebbero essere tre cappelle bizantine d'una sperduta isoletta greca, e non sono altro che il dormitorio e l'arsenale dei marinai di Crapolla. Al di fuori attorno a un pozzo che raccoglie l'acqua di quel canalone, c'e una fila di nasse simili a grandi ceste di vimini intrecciate con un'eleganza e un magistero da tessitori di tappeti. Nè una donna, nè un focolare: la vita dei pescatori di Crapolla è ancora quella dei naufraghi delle isole delle Sirene. Amedeo Maiuri, da "Il Giornale", domenica 03/07/1943

venerdì 8 marzo 2013

NON SCIUPARLA

"E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sia in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole in un vivaio frenetico. Non sciuparla portandola in giro in balìa del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una stucchevole estranea" (C.kavafis)

venerdì 1 marzo 2013

UN PEZZO DI SPECCHIO

Un professore concluse la sua lezione con le parole di rito: “Ci sono domande?”. Uno studente gli chiese: “Professore, qual è il significato della vita?”. Qualcuno, tra i presenti che si apprestavano a uscire, rise. Il professore guardò a lungo lo studente, chiedendo con lo sguardo se era una domanda seria. Comprese che lo era. “Le risponderò” gli disse. Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ne tirò fuori uno specchietto rotondo, non più grande di una moneta. Poi disse: “Ero bambino durante la guerra. Un giorno, sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi. Ne conservai il frammento più grande. Eccolo. Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai: buche profonde, crepacci, ripostigli. Conservai il piccolo specchio. Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino, ma la metafora di quello che avrei potuto fare nella vita. Anch’io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza. Con quello che ho, però, posso mandare la luce, la verità, la comprensione, la conoscenza, la bontà, la tenerezza nei bui recessi del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno. Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto. In questo per me sta il significato della vita”. (Bruno Ferrero)

mercoledì 20 febbraio 2013

IL LANCIO DELLA MONETINA

Quando sei davanti a due decisioni,lancia in aria una moneta.Non perchè farà la scelta giusta al posto tuo,ma perchè nell'esatto momento in cui essa è in aria,saprai improvvisamente in cosa stai sperando di più....

VIVERE

Si vive d'istanti e d'istinti... ma,purtroppo, anche distanti e distinti.

giovedì 14 febbraio 2013

I FIGLI CRESCONO

È come far volare un aquilone: all'inizio bisogna correre forte tenendolo ben stretto nella mano, in alto tanto quanto il nostro braccio ci consente, finché l'aria non comincia a sollevarlo. Solo adesso puoi mollare la presa, ma è importante continuare a correre mantenendo il filo corto. Questo è il momento più difficile e faticoso ed è quello determinante per la riuscita del volo. Quando l'aquilone ha preso quota lo si affida alla forza del vento perché lo sostenga. Ora non è più necessario correre con lui. Bisogna solo allungare il filo piano piano, controllando sempre che non perda quota. L'aquilone andrà sempre più in alto e, col naso all'insù, lo si potrà ammirare austero, luccicante al sole. Un filo invisibile lo sostiene. E lungo quel filo corre l'amore autentico che non si spezza, l'amore che dà vita, che mai abbandona..... ricorda queste parole "un filo invisibile lo sostiene ".....ogni volta che vorrai io ci saro' tu tira solo quel filo F.MIRANDA

martedì 29 gennaio 2013

Prove tecniche di felicità provvisorie By 0cchidaorientale

Prove tecniche di felicità provvisorie
Ora fermati un attimo e fai una lista delle cose belle. Quelle che ti fanno sentire a casa, che ti fanno sentire leggero, quelle che in un attimo ti riconciliano col mondo. Mettile in fila e in colonna, classificale per importanza, collocale in ordine alfabetico oppure prendile alla rinfusa e lascia che ti sommergano. Pensa a quella canzone degli Smiths, a Calvino, alle tue Converse nuove un momento dopo averle acquistate a Carnaby Street. Pensa alle virgole, alle pause nel momento giusto, alle patatine fritte. Pensa all’estate e alla tua t-shirt preferita, al mese di aprile, ai biscotti appena sfornati. Pensa all’odore di un libro nuovo, agli incipit, alla magia che inanella le parole una dopo l’altra. Pensa alla perfezione delle tue clavicole. Pensa ai viaggi, a tutti gli aerei che vorresti prendere, alle strade che hai camminato e a quelle che ancora ti stanno aspettando. Pensa ai treni che arrivano in orario, alle distanze che si accorciano, alle mancanze che di colpo si colmano, alle congiunzioni. Pensa ai fumetti, alle storie e agli intrecci, ai gesti e alle contraddizioni, pensa alle mensole ricurve di libri, a tutte le parole che leggerai ancora. Pensa alle ciglia, ai risvegli, alla luce. Alla grazia e alla pazienza, alla dedizione e al coraggio. Ecco, tu sei di gran lunga meglio di tutto questo. Non avremo pace finché cercheremo le citazioni migliori e le colonne sonore perfette, finché vivremo di approvazione e pacche sulle spalle, finché avremo bisogno di reti di sicurezza prima di lanciarci. Non ci sarà giustizia finché non diremo la verità con le parole più semplici che conosciamo. Senza scomodare il destino e le affinità elettive, senza ricorrere ai giochi di parole o alle battute ben assestate. Sì sarà sì e no significherà sempre e soltanto no. Non forse e nemmeno magari. Soltanto no. Ti va una sigaretta? È rimasta una copia de L’Internazionale? C’è posto per me nella tua vita? Oggi ci sono parole pesanti racchiuse in pacchi pesanti recapitate in giornate pesanti da un postino distratto che si è pure scordato di scriverci sopra “Alto – Fragile”. Ma verranno giorni senza parole, in cui non avremo vuoti da riempire. Verrà l’acqua che bolle sul fuoco e il sugo che profuma la cucina di domenica mattina. Verranno il basilico fresco e la pioggia forte contro i vetri, i letti sfatti e la lavatrice da riempire. Verranno baci da incorniciare, da appenderli in salotto, da farci una mostra con migliaia di visitatori e poi un’asta da record, perché li vorrebbero tutti dei baci così. Baci da portarli in giro come i circhi che incantano i bambini e in ogni tappa fanno il tutto esaurito. Baci da tessere uno dietro l’altro per farne sciarpe che proteggono dalle intemperie del mondo. Baci irriverenti, da farci guardare male dalla gente, da illuminare le strade di notte, da farne un manuale con le istruzioni per l’uso. Verranno baci così belli da riempirci i prati a primavera, da tuffarcisi dentro in estate, da raccoglierli a grappoli in autunno, da addobbarci i balconi in inverno. Verranno e non avremo nemmeno il tempo di pensarci.

martedì 15 gennaio 2013

I 7 SINTOMI DELLO "SCHIAVO "

1] GIUDICARE (se stessi e gli altri) 2] LAMENTARSI ( a partire dal maltempo, dal traffico, dalla giornata storta e a finire con la crisi, il lavoro, il prezzo della benzina, ecc.) - ( La scuola, l'università, la televisione, la famiglia, creano vittime che si lamenteranno tutta la vita. ) 3] ACCUSARE IL MONDO ESTERNO (ritenersi VITTIMA) 4] CORREGGERE GLI ALTRI (obbligarli a pensare o a fare ciò che soggettivamente si ritiene "GIUSTO/SBAGLIATO") 5] GIUSTIFICARSI (cercando di apparire anzichè ESSERE) 6] DESIDERARE LA CONSIDERAZIONE, L'APPROVAZIONE E L'ATTENZIONE ALTRUI.

martedì 8 gennaio 2013

QUALSIASI E' IL TUO SIGNORE...

Non adirarti contro gli empi, * non invidiare i malfattori. Come fieno presto appassiranno, * cadranno come erba del prato. Confida nel Signore e fa’ il bene, * abita la terra e vivi con fede. Cerca la gioia nel Signore, * esaudirà i desideri del tuo cuore. Manifesta al Signore la tua via, * confida in lui: compirà la sua opera; farà brillare come luce la tua giustizia, * come il meriggio il tuo diritto. Sta’ in silenzio davanti al Signore * e spera in lui; non irritarti per chi ha successo, * per l'uomo che trama insidie. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno, * non irritarti: faresti del male, poiché i malvagi saranno sterminati, * ma chi spera nel Signore possederà la terra. Ancora un poco e l'empio scompare, * cerchi il suo posto e più non lo trovi. I miti invece possederanno la terra * e godranno di una grande pace.

mercoledì 2 gennaio 2013

LASCIA UN SEGNO

“Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l’albero o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo là. “ Ray Bradbury - Fahrenheit 451

lunedì 31 dicembre 2012

APPARTENERE

Non subordinarsi a niente, né a un uomo né a un amore né a un’idea; avere quell’indipendenza distante che consiste nel diffidare della verità e, ammesso che esista, dell’utilità della sua conoscenza. Appartenere: ecco la banalità. Fede, ideale, donna o professione: ecco la prigione e le catene. Essere è essere libero. No: niente legami, neppure con noi stessi! Liberi da noi stessi e dagli altri." Fernando Pessoa

mercoledì 19 dicembre 2012

AMICI VERI

Ho amici che non sanno quanto sono miei amici. Non percepiscono tutto l'amore che sento per loro, né quanto siano necessari per me. L'amicizia è un sentimento più nobile dell'amore. Questo fa sì che il suo oggetto si divida tra altri affetti, mentre l'amore è imprescindibile dalla gelosia, che non ammette rivalità. Potrei sopportare, anche se non senza dolore, la morte di tutti i miei amori ma impazzirei se morissero tutti i miei amici! Anche quelli che non capiscono quanto siano miei amici e quanto la mia vita dipenda dalla loro esistenza... Non cerco alcuni di loro, mi basta sapere che esistono. Questa semplice condizione mi incoraggia a proseguire la mia vita. Ma, proprio perché non li cerco con assiduità, non posso dir loro quanto io li ami. Loro non mi crederebbero. Molti di loro, leggendo adesso questa "cronica" non sanno di essere inclusi nella sacra lista dei miei amici. Ma è delizioso che io sappia e senta che li amo, anche se non lo dichiaro e non li cerco. E a volte, quando li cerco, noto che loro non hanno la benché minima nozione di quanto mi siano necessari, di quanto siano indispensabili al mio equilibrio vitale, perché loro fanno parte del mondo che io faticosamente ho costruito, e sono divenuti i pilastri del mio incanto per la vita. Se uno di loro morisse io diventerei storto. Se tutti morissero io crollerei. E' per questo che, a loro insaputa, io prego per la loro vita. E mi vergogno perché questa mia preghiera è in fondo rivolta al mio proprio benessere. Essa è forse il frutto del mio egoismo. A volte mi ritrovo a pensare intensamente a qualcuno di loro. Quando viaggio e sono di fronte a posti meravigliosi, mi cade una lacrima perché non sono con me a condividere quel piacere... Se qualcosa mi consuma e mi invecchia è perché la furibonda ruota della vita non mi permette di avere sempre con me, mentre parlo, mentre cammino, vivendo, tutti i miei amici, e soprattutto quelli che solo sospettano o forse non sapranno mai che sono miei amici. Un amico non si fa... si riconosce. Vinìcius de Moraes

martedì 11 dicembre 2012

LA SAGGEZZA E' OVUNQUE

"Cercate la saggezza nei libri, in manoscritti rari e poemi criptici se volete, ma cercatela anche nelle semplici pietre, nelle fragili erbe e nel verso degli uccelli selvatici. Ascoltate il sussurro del vento ed il ruggito dell’acqua se volete scoprire la magia, perché è lì che sono nascosti gli antichi segreti." Tratto dal libro “Il praticante solitario” di Scott Cunningham

mercoledì 28 novembre 2012

VIVERE DI SENSAZIONI

Dopo che ieri Napoli è stata collocata al penultimo posto delle città italiane per vivibilità Erri De Luca Scrive: "Ignoro i criteri di valutazione ma dubito che siano adeguati allo scopo. C’è qualità di vita in una città che vive anche di notte, con bar, negozi, locali aperti e frequentati, a differenza di molte città che alle nove di sera sono deserte senza coprifuoco. Considero qualità della vita poter mangiare ovunque cose squisite e semplici a prezzi bassi, che altrove sarebbero irreali. Considero qualità della vita il mare che si aggira nella stanza del golfo tra Capri, Sorrento e Posillipo. Considero qualità della vita il vento che spazza il golfo dai quattro punti cardinali e fa l’aria leggera. Considero qualità della vita l’eccellenza del caffè napoletano e della pizza. Considero qualità di vita la cortesia e il sorriso entrando in un negozio, la musica per strada. Considero qualità della vita la storia che affiora dappertutto. Considero qualità della vita la geografia che consola a prima vista, e considero qualità della vita l’ironia diffusa che permette di accogliere queste graduatorie con un “Ma faciteme ‘o piacere”. Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare." Erri De Luca

'E CUMPAGNE

Cumpagn quann s rir e quann s magn, quann o fatt nu quaglj o cumpagn sa sq
uaglj!

sabato 10 novembre 2012

LA SCELTA

Un uomo si sentiva perennemente oppresso dalle difficoltà della vita e se ne lamentò con un famoso maestro di spirito. “Non ce la faccio più! Questa vita mi è insopportabile”. Il maestro prese una manciata di cenere e la lasciò cadere in un bicchiere pieno di limpida acqua da bere che aveva sul tavolo, dicendo: “Queste... sono le tue sofferenze”. Tutta l’acqua del bicchiere si intorbidì e s’insudiciò. Il maestro la buttò via. Il maestro prese un’altra manciata di cenere, identica alla precedente, la fece vedere all’uomo, poi si affacciò alla finestra e la buttò nel mare. La cenere si disperse in un attimo e il mare rimase esattamente come prima. “Vedi?” spiegò il maestro “ogni giorno devi decidere se essere un bicchiere d’acqua o il mare”. Troppi cuori piccoli, troppi animi esitanti, troppe menti ristrette e braccia rattrappite. Una delle mancanze più serie del nostro tempo è il coraggio, il vero coraggio che di fronte ad ogni problema fa dire tranquillamente: “Da qualche parte certamente c’è una soluzione e io la troverò”

martedì 6 novembre 2012

IL VESTITO BELLO

"Il più bel vestito che una donna possa indossare, sono le braccia dell'uomo che ama......ma per tutte le donne che non dovessero avere questo privilegio, ci sono io". YSL

sabato 20 ottobre 2012

BISOGNA IMPARARE

"Ho imparato a essere felice là dove sono. Ho imparato che ogni momento di ogni singolo giorno racchiude tutta la gioia, tutta la pace, tutti i fili di quella trama che chiamiamo vita. Il significato è riposto in ogni istante. Non c’è un altro modo per trovarlo. Percepiamo solo e soltanto ciò che permettiamo a noi stessi di percepire, tutti i giorni, un istante dopo l’altro." (Hermann Hesse)

giovedì 18 ottobre 2012

LA BALLATA DEI TREDICI CASALI

'Ncoppa Bunea 'nce sta 'na Madunnella, ca spanne grazie 'ncopp'a tutte quante: a San Francisco stanno 'e Cunfessure; 'Mmiezo Vico 'nce stanno 'e putecare, a 'mpont'a via 'nce stanno e janarune. A Muntichiaro l'aria è fina e bella; 'mmiezo Siano stanno 'e figliulelle ca vonno truvà 'nu 'nnammurato. A Fornacelle stanno principe e barune, 'nce sta nennillo mio ch'è capurale. A Papognano 'na fresca frescura, 'nce vanno e giuvinotte a festeggiare. 'Ncopp'a l'Arola so' fatecature e fanno ogne frutto pe' nu rano. A Priazzano fanno uoglio e nuce; a Tecciano 'nce stanno e spasellere, e venneno 'o mercato de la Chiano. A Massaquano fanno e pruvulune, so' buone cu' lu vino de lu Scrajo. 'Ncopp'a li Quonte so' tutte craparune: vinneno 'e recottelle a'cquatt'a grano. A Mojano 'nce stanno 'e fronne belle vanno a Faito a far'e sarcenelle. Gaetano AMALFI

LA FORMICA LABORIOSA

C'era una volta una formica Tutti i giorni, molto presto, arrivava in ufficio la Formica produttiva e felice. Là trascorreva i suoi giorni, lavorando e canticchiando una vecchia canzone d'amore. Era produttiva e felice ma, ahimè, non era supervisionata. Il Calabrone, gestore generale, considerò la cosa impossibile e creò il posto di supervisore, per il quale assunsero uno Scarafaggio con molta esperienza. La prima preoccupazione dello Scarafaggio fu standardizzare l'ora di entrata e di uscita e preparò pure dei bellissimi report. Ben presto fu necessaria una segretaria per aiutare a preparare i report, e quindi assunsero una Ragnetta, che organizzò gli archivi e si occupò del telefono. E intanto la formica produttiva e felice lavorava e lavorava. Il Calabrone, gestore generale, era incantato dai report dello Scarafaggio supervisore, e così finì col chiedere anche quadri comparativi e grafici, indicatori di gestione ed analisi delle tendenze. Fu quindi necessario assumere una Mosca aiutante del supervisore e fu necessario un nuovo computer con stampante a colori. Ben presto la Formica produttiva e felice smise di canticchiare le sue melodie e cominciò a lamentarsi di tutto il movimento di carte che c'era da fare. Il Calabrone, gestore generale, pertanto, concluse che era il momento di adottare delle misure: crearono la posizione di gestore dell'area dove lavorava la Formica produttiva e felice. L'incarico fu dato ad una Cicala, che mise la moquette nel suo ufficio e fece comprare una poltrona speciale. Il nuovo gestore di area - chiaro ebbe bisogno di un nuovo computer e quando si ha più di un computer è necessaria una Intranet. Il nuovo gestore ben presto ebbe bisogno di un assistente (Remora, già suo aiutante nell' impresa precedente), che l'aiutasse a preparare il piano strategico e il budget per l'area dove lavorava la Formica produttiva e felice. La Formica non canticchiava più ed ogni giorno si faceva più irascibile. "Dovremo commissionare uno studio sull'ambiente lavorativo, un giorno di questi", disse la Cicala. Ma un giorno il gestore generale, al rivedere le cifre, si rese conto che l'unità, nella quale lavorava la Formica produttiva e felice, non rendeva più tanto. E così contattò il Gufo, prestigioso consulente, perché facesse una diagnosi della situazione. Il Gufo rimase tre mesi negli uffici ed emise un cervellotico report di vari volumi e di vari milioni di euro, che concludeva: "C'è troppa gente in questo ufficio." E così il gestore generale seguì il consiglio del consulente e licenziò la Formica incazzata, che prima era produttiva e felice. Morale: Non ti venga mai in mente di essere una Formica produttiva e felice. È preferibile essere inutile e incompetente. Gli incompetenti non hanno bisogno di supervisori, tutti lo sanno. Se, nonostante tutto, sei produttivo, non dimostrare mai che sei felice. Non te lo perdoneranno. Inventati ogni tanto qualche disgrazia, cosa che genera compassione. Però, se nonostante tutto, ti impegni ad essere una Formica produttiva e felice, mettiti in proprio, almeno non vivranno sulle tue spalle calabroni, scarafaggi, ragnetti, mosche, cicale, remore e gufi.

lunedì 15 ottobre 2012

OSIAMO

è veramente bello battersi con persuasione, abbracciare con passione, perdere con classe e vincere osando... perchè il mondo appartiene a chi osa! La vita è troppo bella per essere insignificante!!! (Charles Chaplin)

martedì 9 ottobre 2012

MIRACOLO

Il vero miracolo non è volare in aria o camminare sulle acque, ma camminare sulla terra.

mercoledì 26 settembre 2012

CRITICHIAMO LA CRISI

Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere 'superato'. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza. L' inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. FINIAMOLA UNA VOLTA PER TUTTE CON L'UNICA CRISI PERICOLOSA, CHE E' LA TRAGEDIA DI NON VOLER LOTTARE PER SUPERARLA. Albert Einstein

martedì 18 settembre 2012

HO CAPITO...

Ho capito che non si cambia veramente mai, non c’è modo di cambiare, come si è da piccoli si è tutta la vita, non è per cambiare che si ricomincia da capo. Si ricomincia da capo per cambiare tavolo, disse. Si ha sempre questa idea di essere capitati nella partita sbagliata, e che con le nostre carte chissà cosa saremmo riusciti a fare se solo ci sedevamo a un altro tavolo da gioco… Alessandro Baricco

mercoledì 12 settembre 2012

ME LA CAVERO'

me la caverò proprio come ho sempre fatto con le gambe ammortizzando il botto poi mi rialzerò ammaccato non distrutto ...

lunedì 10 settembre 2012

OCCHI APERTI

Non è permesso chiudere gli occhi. Tanto, non serve a migliorare nulla. Non è che chiudendo gli occhi si spenga qualcosa. Anzi, se lo fai, quando li riaprirai nel frattempo le cose saranno decisamente peggiorate. Questo è il mondo in cui viviamo, Nakata. Devi tenere gli occhi bene aperti. Chiudere gli occhi è da rammolliti. Evitare di guardare in faccia la realtà è da codardi. Mentre tu tieni gli occhi chiusi e ti tappi le orecchie, il tempo avanza. " Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia

mercoledì 29 agosto 2012

Da leggere il mattino e la sera

Quello che amo mi ha detto che ha bisogno di me Per questo ho cura di me stessa guardo dove cammino e temo che ogni goccia di pioggia mi possa uccidere Bertolt Brecht

venerdì 3 agosto 2012

ESAMINANDO LE PICCOLE COSE

Cerchiamo le meraviglie sempre lontano: in paesi remoti, in luoghi sconosciuti. Quanto è vicino a noi ci appare sempre banale, ovvio, perfino deludente e un poco irritante. E, invece, c’è di che stupirsi anche guardando dalla finestra. O perfino dentro casa. Pure le persone - quelle che accostiamo ogni giorno - ci si rivelano scialbe, insignificanti, perfino urtanti. E, invece, a saperle guardare con attenzione, nascondono drammi, sofferenze, lembi di poesia. Possiamo vivere accanto a uomini e donne la cui esistenza non si sorregge senza la fede, e non accorgerci di nulla: nemmeno sospettare. E per il Signore? Lo vorremmo sempre vedere nelle grandi opere, nei fenomeni strabilianti, nelle vicende maestose e magari un poco eccentriche. E invece egli si è rivelato in un uomo come noi. Straordinarissimo, poiché era il Verbo di Dio, ma come noi, fuorché nel peccato. E ci è prossimo nella selva di segni che ci sta attorno, nella sua parola, nei suoi sacramenti, nelle persone più comuni, e sicuramente in quelle più povere. L’importante è saper intuire il mistero dentro il più ovvio quotidiano. Ci sta cercando. Ci sta sollecitando a rispondere. Occorrono semplicemente gli occhi della fede. Buon fine settimana ...Forza e Coraggio!

giovedì 2 agosto 2012

CAMMINA CAMMINA

Chi cammina è un sognatore. Va oltre l’apparenza delle cose. Nella semplicità dei passi è l’essenza del vivere. Che è andare avanti oltre l’ignoto. Guido Ulula alla Luna